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La protesta delle donne in Iran

di Redazione

La protesta delle donne in Iran

La protesta delle donne in Iran

Una raccolta iconografica a cura della commissione pari opportunità


Zhen, Zhian, Azadi’ DONNE, VITA E LIBERTÀ (FREEDOM)

SENZA VELO E SENZA PAURA


“Il taglio dei capelli è una vecchia cerimonia usata in Iran e in altri paesi limitrofi. Significa ‘lutto’: quando ci si trova di fronte a una grande tristezza o rabbia, allora ci si tagliano i capelli. È come ignorare il proprio senso estetico o la propria bellezza per far vedere che si è tristi. Adesso questo è diventato simbolico”.


#MahsaAmini

«Mahsa era il nome persiano sul suo passaporto, ma il suo vero nome era Jina». «Say her name», : «Jina Amini» che in curdo significa “vita”

Masha Amini, 22 anni, uccisa dalla polizia morale per non aver indossato correttamente l’hijab: il suo è diventato in pochissimo tempo il volto della protesta che in Iran non accenna a fermarsi. Amini è morta il 16 settembre, picchiata a morte dagli agenti dopo essere stata arrestata e rimasta in coma alcuni giorni con una frattura del cranio. La sua morte è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso dopo anni di malcontento verso il regime degli ayatollah: le prime proteste si sono tenute a Saqqez, la città di origine della ventiduenne e, da lì, si sono diffuse in tutto il Paese e sostenute dalle piazze di tutto il mondo.

Alla base c’è la lotta a un regime dittatoriale di stampo religioso e ultra conservatore. Già nel 2019 c’erano state forte proteste contro l’aumento del prezzo del gas e la corruzione del governo. Stavolta a muovere le folle c’è l’inflazione crescente, la fame e la mancanza d’acqua, la cattiva gestione economica del governo e la mancanza di libertà e diritti civili.

La gente vuole la libertà di informazione, la libertà di scegliere il proprio destino

https://www.rainews.it/video/2022/10/morta-nika-17enne-iraniana-che-cantava-senza-velo-il-cadavere-trovato-dopo-10-giorni-25324b5c-f7a0-4d16-9353-04e146872405.html


Proteste in Iran al funerale di Mahsa Amini, donne si tolgono il velo, gridano: «Morte al dittatore»


Eurasia | Rivista di studi geopolitici
Di Claudia Manili in Eurasia Sito: Rivista di studi geopolitici
L’evoluzione storica della partecipazione femminile

Scheda storica sintetica sull’iran

Iran è il nome con cui, a partire dal 1935, viene chiamata la Persia. Il territorio dell’Iran odierno, infatti, fu sede, nell’antichità, dell’Impero persiano fondato da Ciro il Grande (6° secolo a.C.) e successivamente conquistato in rapida successione da Alessandro Magno prima (4° sec. a.C.) e dai Parti dopo (3° sec. a.C.), che lo tennero fino alla conquista della dinastia sasanide (3° sec. d.C.). Dopo la crisi di tale impero, fu islamizzato dagli Arabi nel 7° secolo d.C., diventò parte dell’impero turco con i Selgiuchidi (11°-12° secolo), poi dominato dai Mongoli (13°-15° secolo) e successivamente convertito all’Islam sciita dalla dinastia dei Safavidi (tra il 1500 e il 1700). Questi ultimi ebbero il merito di riunificare il Paese e di ampliarne i confini. Seguì un periodo di decadenza sotto il dominio dei Qagiar, di origine turca (1794-1925), durante il quale si fece sempre più intensa la penetrazione delle potenze europee, in particolare della Russia e della Gran Bretagna, che crebbe ulteriormente dopo la scoperta, all’inizio del Novecento, di ricchi giacimenti petroliferi. Nel 1921 un colpo di Stato portò al potere Rida (conosciuto come Reza) Khan Pahlavi, che si proclamò scià nel 1925 dando inizio alla dinastia dei Pahlavi. Rida introdusse importanti riforme economiche e sociali, ma non riuscì a sottrarre l’Iran alle ingerenze delle potenze straniere. Nel 1941 egli abdicò in favore del figlio Muhammad Rida Pahlavi, che rimase al potere sino alla rivoluzione islamica del 1979. In questo lungo periodo lo scià si legò agli Stati Uniti e agli interessi delle compagnie petrolifere occidentali; impresse un crescente carattere autoritario al proprio regime e diede quindi avvio, al principio degli anni Sessanta, a un ampio programma di modernizzazione economica e sociale (la cosiddetta rivoluzione bianca) associata però a una sempre più forte repressione nei confronti degli oppositori politici e dei movimenti popolari. La politica dello scià suscitò un forte malcontento che raggiunse il suo culmine alla fine degli anni Settanta. Si arrivò così, nel 1979, alla rivoluzione che abbatté il potere dello Scià (rifugiatosi in Europa). In un contesto di grande confusione politica e sociale prese il potere l’ayatollah Khumaini (più noto come Khomeini) e nacque la repubblica islamica, una vera e propria teocrazia fondata sul Corano e su un progetto di radicale smantellamento di ogni influenza occidentale. Dopo l’assalto all’ambasciata statunitense di Teheran (1979), che aprì un’aspra crisi con gli USA legata al destino degli ostaggi, la storia della repubblica islamica fu dominata, negli anni Ottanta, da una lunga guerra con l’Iraq (1980-88), che indebolì profondamente il paese. Nel 1989 Khumaini morì. Gli subentrò come supremo capo religioso Ali Khamanei, già presidente della repubblica, ancora oggi suprema guida religiosa. Divennero quindi presidenti della Repubblica Rafsanjani (dal 1989), Khatami (dal 1997), Ahmadinejad (dal 2005), Rouhani (dal 2013), tutti impegnati, seppure in misura diversa, a moderare gli eccessi religiosi. Da allora le tendenze riformiste sembravano lentamente farsi strada nel paese, anche se in presenza della perdurante forza dei gruppi fondamentalisti, tra cui spiccano i cosiddetti “guardiani della rivoluzione”. L’elezione recente alla presidenza di Raisi (2021), fedelissimo di Khamanei, tuttavia, sta modificando gli equilibri, portando nuovamente a una svolta autoritaria che mortifica i diritti civili e che alimenta le proteste di queste settimane.   Attualmente l’Iran è fortemente osteggiato dagli Stati Uniti che, insieme a Israele, accusano il regime di sostenere il terrorismo islamico e di volersi dotare di armamenti nucleari.


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